Digressione
C’ero una volta io…

C’era una volta una studentessa di ingegneria che voleva diventare archeologa. Le formule e la fisica le andavano strette e si trovava a sognare luoghi lontani, pieni di sole, rovine coperte di muschio, rileggeva i suoi appunti del liceo e ripensava ai suoi sogni passati. C’era una volta una ragazza che, colta da improvvisa ispirazione, si arrampicò in un dipartimento universitario polveroso, abbarbicato all’ultimo piano dell’ultimo chiostro dell’università della sua città. In quel dipartimento trovò alcune studentesse più grandi di lei, che quasi erano giunte al traguardo della laurea e aspettavano di parlare con la docente che le seguiva per la tesi. Anche lei doveva parlare con quella prof: voleva capire se era il caso di mollare tutto, ricominciare dall’immatricolazione e iniziare una nuova avventura. Voleva capire se quella strada faceva per lei. Quelle ragazze le spiegarono come funzionava il corso di studi, la tesi, l’archeologia…oggi non ricordo cosa mi disse quella prof., ma le ragazze mi convinsero: lasciai ingegneria e mi iscrissi ad archeologia…non sapevo che avventura sarebbe iniziata quel giorno.

Dopo qualche mese iniziai i corsi, incontrai tanta gente, conobbi nuovi amici, ma non tagliai mai le radici. Partii per tanti viaggi: la Grecia, la Turchia, Roma, … E poi, un giorno, un grande sogno si fece strada nella mia agenda: mancavano pochi mesi alla laurea e mia madre decise di partire per il Cammino di Santiago. La accompagnai, non potevo non farlo: quel viaggio era nel mio cuore da tanto… Partimmo appena finii gli esami, il mio relatore mi prese per matta, ma partimmo. Trovai sul Cammino ciò che non sapevo di cercare, non trovai quello che pensavo di trovare. Tornammo e mi laureai.
Dopo due anni di scavi, di nuove relazioni, di adolescenti, di cammino dentro e fuori di me, quella strada era sempre lì. Mi dovevo laureare: gli esami finirono di nuovo e lo zaino era pronto, con una nuova compagna di viaggio. Questa volta sapevo chi cercare lungo la via: me stessa. E mi trovai, mi aprii al sole, alle persone e poi anche all’amore. Sapevo che il Cammino non sarebbe finito lì, non sarebbe finito mai.
Iniziai a lavorare, ripresi a studiare: un master, in Toscana, nuovi amici, una nuova grande famiglia e poi… Beh, poi è arrivato chi non se ne sarebbe più andato, chi mi avrebbe convinta anche a restare, non ferma, ma almeno con lui. E poi, Roma, i viaggi, la ricerca, il dottorato. Tre anni di fatica, tre anni di dubbi e di ansie. E proprio quando la ricerca è finita, la tesi era stampata…eccolo lì: il Cammino che chiama, sempre più vicino, sempre più lungo… Da fare e vivere insieme. Prima verso Santiago, poi verso l’oceano, poi…chissà dove ci porterà? Lo scopriremo, insieme, e saremo sempre a casa.

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C’ero una volta io…

Una risposta »

  1. Ancora una volta riesci a essere semplice e esaustiva allo stesso tempo, mi è piaciuto molto leggere queste tue parole! Inutile dirti che la pensiamo in maniera simile per molte cose perchè ormai ci conosciamo, ma quello che ti auguro è che tu possa continuare sempre a seguire la strada dei tuoi sogni e che essi possano portarti lontana come meriti! Avrai sempre il mio appoggio (doppio, perchè capisco sia il tuo spirito del viaggio sia la tua passione, avendo un’archeologa come ragazza! XD) per ogni passo che muoverai! Puoi farcela, buon vento Sà!! 🙂

    Stefano

    • Grazie Stefano! Prima o poi ci faremo una grigliata di pesce a bordo del tuo veliero… E io ed Elena brinderemo, come si conviene a due archeologhe 🙂 buon Cammino, ogni giorno!

      • Ciao Sara! Bellissime parole, non vedo l’ora di alzare un bel boccale con te 😉 ciao ciao!

  2. beh !!! per quel poco che ti conosco ti sta veramente tutto come ……. un vestito nuovo . Grande Sara grande. Una bella “favola” che diventa realtà , una bella realtà che diventa Sara una bella Sara che diventa …………….

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