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Il riconoscimento della categoria professionale – Intervento agli “Stati Generali dell’Archeologia, 2014”

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Il riconoscimento della categoria professionale – Intervento agli “Stati Generali dell’Archeologia, 2014”

Perché qua non si vive di soli Cammini, ma anche di Archeologia… di archeologia professionale. Argomento doloroso e sconosciuto ai più, che spesso ci ritengono poco più che volontari… chissà perché?

CNAP - Confederazione Nazionale Archeologi Professionisti

Nel 2014, XXI secolo, siamo ancora a dover lottare per il riconoscimento della categoria professionale, un paradosso agli occhi di chi non conosce il mondo dell’archeologia. Diventato ancor più insostenibile con l’avvento, negli ultimi decenni, prima dell’archeologia d’emergenza e poi della preventiva.

Per quanto paradossale tuttavia è questa la realtà dei fatti. Poiché siamo convinti che l’archeologo professionista sia l’avanguardia della tutela e, dunque della ricerca, abbiamo deciso di affiancare l’azione concreta alle parole, perseguendo la strada della normativa UNI, che ci permette di “agire dal basso” e autodefinirci.

Facciamo questo rallegrandoci del fatto che finalmente è in fase di approvazione la modifica del codice dei beni culturali che contempla le diverse figure professionali che operano sui beni culturali, il Pdl362, nota come proposta Madia-Ghizzoni-Orfini, presentata nella sua prima formulazione nel 2008! Ma esso è solo l’inizio, un incipit, per una professione…

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100 Giorni sul Cammino: Sara

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grazie ad Andrea Turchi, che oggi mi ospita sul suo blog… Sono commossa per il sostegno che sto ricevendo per la folle idea di partire per 100 giorni sul Cammino! Ogni giorno un amico in più, ogni giorno un passo in più… Ultreya et Suseya!

Andrea Turchi Blog

Da Milano a Finisterre – 100 Giorni sul Cammino

Dopo avere percorso più volte il Cammino di Santiago, Sara ha deciso di arrivare a Finisterre, Zaino in Spalla, camminando direttamente da Casa per 100 giorni.

sara

-) Abbandoni le tue abitudini, la tua casa, le comodità, per 100 giorni; Chi te lo fa fare?

Fondamentalmente due cose: la prima è la voglia di farlo, di partire da casa, come si faceva una volta, zaino in spalla e via. La seconda è la possibilità di farlo. Possibilità che mi è regalata da mio marito e dalla mia famiglia che mi sostengono in questa follia e non lasciano che mi senta mai sola. E possibilità che mi è data anche dal mio lavoro: io faccio l’archeologa, professione che richiede grande flessibilità sia nel luogo di lavoro che nella durata dei contratti. Oggi è la festa dei lavoratori e alla mia generazione molte…

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Digressione
C’ero una volta io…

C’era una volta una studentessa di ingegneria che voleva diventare archeologa. Le formule e la fisica le andavano strette e si trovava a sognare luoghi lontani, pieni di sole, rovine coperte di muschio, rileggeva i suoi appunti del liceo e ripensava ai suoi sogni passati. C’era una volta una ragazza che, colta da improvvisa ispirazione, si arrampicò in un dipartimento universitario polveroso, abbarbicato all’ultimo piano dell’ultimo chiostro dell’università della sua città. In quel dipartimento trovò alcune studentesse più grandi di lei, che quasi erano giunte al traguardo della laurea e aspettavano di parlare con la docente che le seguiva per la tesi. Anche lei doveva parlare con quella prof: voleva capire se era il caso di mollare tutto, ricominciare dall’immatricolazione e iniziare una nuova avventura. Voleva capire se quella strada faceva per lei. Quelle ragazze le spiegarono come funzionava il corso di studi, la tesi, l’archeologia…oggi non ricordo cosa mi disse quella prof., ma le ragazze mi convinsero: lasciai ingegneria e mi iscrissi ad archeologia…non sapevo che avventura sarebbe iniziata quel giorno.

Dopo qualche mese iniziai i corsi, incontrai tanta gente, conobbi nuovi amici, ma non tagliai mai le radici. Partii per tanti viaggi: la Grecia, la Turchia, Roma, … E poi, un giorno, un grande sogno si fece strada nella mia agenda: mancavano pochi mesi alla laurea e mia madre decise di partire per il Cammino di Santiago. La accompagnai, non potevo non farlo: quel viaggio era nel mio cuore da tanto… Partimmo appena finii gli esami, il mio relatore mi prese per matta, ma partimmo. Trovai sul Cammino ciò che non sapevo di cercare, non trovai quello che pensavo di trovare. Tornammo e mi laureai.
Dopo due anni di scavi, di nuove relazioni, di adolescenti, di cammino dentro e fuori di me, quella strada era sempre lì. Mi dovevo laureare: gli esami finirono di nuovo e lo zaino era pronto, con una nuova compagna di viaggio. Questa volta sapevo chi cercare lungo la via: me stessa. E mi trovai, mi aprii al sole, alle persone e poi anche all’amore. Sapevo che il Cammino non sarebbe finito lì, non sarebbe finito mai.
Iniziai a lavorare, ripresi a studiare: un master, in Toscana, nuovi amici, una nuova grande famiglia e poi… Beh, poi è arrivato chi non se ne sarebbe più andato, chi mi avrebbe convinta anche a restare, non ferma, ma almeno con lui. E poi, Roma, i viaggi, la ricerca, il dottorato. Tre anni di fatica, tre anni di dubbi e di ansie. E proprio quando la ricerca è finita, la tesi era stampata…eccolo lì: il Cammino che chiama, sempre più vicino, sempre più lungo… Da fare e vivere insieme. Prima verso Santiago, poi verso l’oceano, poi…chissà dove ci porterà? Lo scopriremo, insieme, e saremo sempre a casa.

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C’ero una volta io…