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100 Giorni sul Cammino: le tappe lungo la Via Domitia (Monginevro – Arles)

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100 Giorni sul Cammino: le tappe lungo la Via Domitia (Monginevro – Arles)
Il tracciato della Via Domitia che percorrerò.

Il tracciato della Via Domitia che percorrerò.

Dopo aver definito le tappe che toccherò lungo la Via Francigena tra Pavia e il Monginevro, tocca al primo Cammino da affrontare in Francia. Si tratta della Via Domitia, un itinerario che ricalca una strada romana, costruita nel 120 a.C. e che è rimasta una delle più importanti vie di comunicazione di terra del Mediterraneo fino a non molto tempo fa. Infatti, il suo percorso è costellato di siti archeologici e luoghi estremamente affascinanti, soprattutto per chi, come me, in un Cammino così lungo non cerca la “performance sportiva”, ma un arricchimento spirituale e culturale. Ma questi aspetti avrò modo di approfondirli più avanti… per ora limitiamoci alle informazioni di base.

Ecco quale sarà la scansione delle tappe in Francia, ammesso che il programma possa essere rispettato:

  1. Oulx – Briançon: 29.8 km parziali, 302 km da Milano
  2. Briançon – L’Argentière-La-Bessée: 19.6 km parziali, 321.6 km da Milano
  3. L’Argentière-La-Bessée – Mont Dauphin: 22 km parziali, 343.6 km da Milano
  4. Mont Dauphin – Embrun: 29.8 km parziali, 373.4 km da Milano
  5. Embrun – Savines-Le-Lac: 20.3 km parziali, 393.7 km da Milano
  6. Savines-Le-Lac – Notre Dame du Laus: 29.3 km parziali, 423 km da Milano
  7. Notre Dame du Laus – Tallard: 24.6 km parziali, 447.6 km da Milano
  8. Tallard – La Motte-du-Caire: 20.2 km parziali, 467.8 km da Milano
  9. La Motte-du-Caire – Saint-Geniez: 20 km parziali, 487.8 km da Milano
  10. Saint-Geniez – Peipin: 27.6 km parziali, 515.4 km da Milano
  11. Peipin – Lurs: 35 km parziali, 550.4 km da Milano
  12. Lurs – Reillanne: 32.4 km parziali, 582.8 km da Milano
  13. Reillanne – Apt: 31.2 km parziali, 614 km da Milano
  14. Apt – Coustellet: 27.1 km parziali, 641.1 km da Milano
  15. Coustellet – Cavaillon/Orgon: 16.9 km parziali, 658 km da Milano
  16. Cavaillon/Orgon – Saint-Rémy-de-Provence: 20.7 km parziali, 678.7 km da Milano
  17. Saint-Rémy-de-Provence – Fontvieille: 22 km parziali, 700.7 km da Milano
  18. Fontvieille – Arles: 11.1 km parziali, 711.8 km da Milano

Benvenuto, 2014!

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Il 2013 volge al termine. Finalmente, vorrei aggiungere. La mia speranza è tutta per il nuovo anno, ma forse qualcosa di buono il 2013 l’avrà anche portato? Faccio fatica a ricordarlo… Per me è stato un anno di ansia, un anno ho continuato a correre di qua e di là, tenendo insieme i bandoli di mille cose diverse, con l’impressione che ognuna mi portasse sempre più lontano da dove volevo andare veramente io. Una sensazione inconcludente e insoddisfacente che mi sono portata appresso da gennaio fino a dicembre. Una sensazione che non provavo da prima di laurearmi, dal 2008, quando, per non impazzire, mi lanciai nel mio secondo Cammino di Santiago.
Eppure, è stato un anno di amici ritrovati, è nato Lorenzo, il nostro secondo nipotino, è stato un anno di pagine scritte, di siti costruiti, di tesi finite e tensioni infinite, di corsi di lingua, l’anno del viaggio di nozze, stupendo e pieno di sorprese, grazie a mio marito. L’anno in cui abbiamo ciaspolato di più, l’anno in cui ho scavato di più, l’anno in cui sono tornata a camminare davvero, in Sardegna. Tante cose per cui rendere grazie una volta di più.
Ma non riesco a pensare a quest’anno come a un anno positivo, sarà che una cara amica ci ha lasciati, che gli unici amici che sono veramente e pienamente soddisfatti della loro vita, lo sono perché se ne sono andati dall’Italia e la loro bimba è nata in un altro Paese. Sarà che le prospettive non ci sono e quelle poche che c’erano sono state cancellate. Sarà che il giorno di San Giacomo un treno è deragliato e il giorno di Natale è bruciata la chiesa di Muxía. Non ci riesco perché per quest’anno avevo grandi speranze, e allora per questa volta mi perdonerete se il bilancio di fine anno non vi rincuorerà.
Per come la vedo la strada davanti a noi è tutta in salita e piena di difficoltà, ma resta il fatto che difficilmente l’anno nuovo potrà portare più carbone. Il mio augurio è che ognuno di noi trovi la sua strada e abbia il coraggio di percorrerla, di rialzarsi quando cadrà e di non spaventarsi quando inizia a piovere. Tutto passa, anche i guai. Buon Cammino!

Il MiBACT, la cancellazione di una professione inesistente e 500 schiavi

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Pochi mesi fa abbiamo salutato, chi più chi meno volentieri, la nascita di un nuovo governo e per chi, come me, si occupa di patrimonio archeologico, la nomina di Massimo Bray a nuovo Ministro dei Beni Culturali e del Turismo. Nuovo nome del ministero, nuovo ministro, un signore preparato a cui tanti hanno danno il benvenuto speranzosi: non era un politico vero e proprio, anche se proveniente dal PD, ma un quasi-tecnico, ex-direttore editoriale della Treccani. Uno preparato, che dava speranza.
Non so se chi legge lo sa, ma da anni gli archeologi aspettano il riconoscimento della propria professione e una qualsiasi forma di tutela, che ci consenta di non andare a spalare e spicconare e scarriolare – con gli strumenti veri, sì, anche le donne – sotto al sole, nella nebbia, con 42 gradi e con -15 (ho fatto entrambe le cose) con un minimo di garanzie. Forse non tutti sanno che molti di noi non solo sono laureati ma hanno conseguito un titolo biennale di specializzazione post-laurea o addirittura il dottorato di ricerca, se non entrambi. E non abbiamo un contratto nazionale: lavoriamo, se siamo fortunati, con la qualifica di operai edili o con la partita IVA. Se siamo fortunati, perché come operai abbiamo diritto alle ferie, al TFR e alle malattie. La maggioranza, invece, tutte queste cose non le ha: la maggioranza degli archeologi che lavorano nei cantieri italiani hanno un contratto co.co.pro. e lavora in cantiere senza un’adeguata copertura assicurativa, spesso senza avere seguito nemmeno un corso sulla sicurezza. È inutile dire che io e le mie colleghe donne non abbiamo diritto alla maternità, qualora volessimo avere dei bimbi e anche che il salario medio si aggira sui 10€ lordi all’ora.

Speravamo che il Ministro Bray ci aiutasse a cambiare la situazione, che accogliesse le richieste delle associazioni che fra tanti proclami ha ricevuto per ascoltarne le istanze. Proclami su Facebook, Twitter e su tutti i palcoscenici disposti a dargli visibilità.
Speravamo che avrebbe fatto qualcosa di serio per un ministero popolato da personale prossimo alla pensione e perennemente sottorganico.
Speravamo che qualcosa sarebbe cambiato con il tanto sbandierato decreto Valore Cultura.

E invece no. Anzi sì, qualcosa è cambiato, ma in peggio.

Pochi giorni fa è stato approvata dalla Presidenza della Repubblica con gesto suicida per chi vuole sostenere la ripresa economica, una norma (D.P.R. 30 ottobre 2013) che non rende più necessarie le certificazioni per le imprese che devono svolgere lavorazioni specialistiche. Questo significa che gli scavi e le assistenze archeologiche sui grandi cantieri e anche su quelli piccoli non dovranno più essere svolti da imprese specializzate, ma dagli stessi costruttori. I cui dipendenti saranno naturalmente molto inclini (e incoraggiati dal datore di lavoro) a segnalare alla Soprintendenza la presenza di resti archeologici… Questo significa che, a meno che non si faccia qualcosa per cambiare il corso delle cose, chiuderanno le imprese archeologiche e gli archeologi, giovani e vecchi, perderanno il posto di lavoro. Così sì che si stimolano la ripresa e l’occupazione!

E, sempre pochi giorni fa, è stato pubblicato un bando per la selezione di 500 giovani laureati con almeno 110/110, meno di 35 anni, un certificato linguistico internazionale di competenze in lingua inglese di livello pari almeno al B2 e una serie di altri interessanti parametri. Per fare cosa? Per fare un “tirocinio formativo” di 12 mesi presso un ente pubblico per imparare e iniziare a catalogare e digitalizzare il patrimonio culturale italiano. Ottimo! Compenso complessivo? 5000€ lordi. Per dodici mesi ad almeno 30-35 ore settimanali. Senza buono pasto. Il che significa ben 3 € lordi all’ora. E nessun titolo spendibile in alcun modo alla fine dell’edificante esperienza.

Non citerò anche i più recenti provvedimenti formulati dal Ministro, relativi alla comunicazione sul web. Mi limiterò solo ad augurare al Ministro un buon Natale e a invitarlo a venire, prima o poi, fuori dai palazzi e dagli studi in cui rilascia le sue interviste magistrali. A lasciar perdere le conferenze stampa per le riaperture miracolose di musei chiusi da anni per restauri complessi, alla cui soluzione sicuramente lui ha dato un definitivo contributo. Lo invito a smettere di fare proclami. Venga a trovarci sui cantieri e, nel tempo libero, provi a leggere i provvedimenti che stanno per vedere la luce e che potrebbero distruggere non solo i professionisti del settore dei Beni Culturali, ma parte importante del patrimonio archeologico. Distruggere. Provi a fare qualcosa di serio. Provi a rispondere alle aspettative che i miei colleghi avevano su di lei. Venga a trovarci sui cantieri e vedrà dove lavorano e come lavorano le persone che proteggono anche a costo della propria salute quel patrimonio pubblico che è eredità dei nostri figli. Anche dei suoi.