Pochi mesi fa abbiamo salutato, chi più chi meno volentieri, la nascita di un nuovo governo e per chi, come me, si occupa di patrimonio archeologico, la nomina di Massimo Bray a nuovo Ministro dei Beni Culturali e del Turismo. Nuovo nome del ministero, nuovo ministro, un signore preparato a cui tanti hanno danno il benvenuto speranzosi: non era un politico vero e proprio, anche se proveniente dal PD, ma un quasi-tecnico, ex-direttore editoriale della Treccani. Uno preparato, che dava speranza.
Non so se chi legge lo sa, ma da anni gli archeologi aspettano il riconoscimento della propria professione e una qualsiasi forma di tutela, che ci consenta di non andare a spalare e spicconare e scarriolare – con gli strumenti veri, sì, anche le donne – sotto al sole, nella nebbia, con 42 gradi e con -15 (ho fatto entrambe le cose) con un minimo di garanzie. Forse non tutti sanno che molti di noi non solo sono laureati ma hanno conseguito un titolo biennale di specializzazione post-laurea o addirittura il dottorato di ricerca, se non entrambi. E non abbiamo un contratto nazionale: lavoriamo, se siamo fortunati, con la qualifica di operai edili o con la partita IVA. Se siamo fortunati, perché come operai abbiamo diritto alle ferie, al TFR e alle malattie. La maggioranza, invece, tutte queste cose non le ha: la maggioranza degli archeologi che lavorano nei cantieri italiani hanno un contratto co.co.pro. e lavora in cantiere senza un’adeguata copertura assicurativa, spesso senza avere seguito nemmeno un corso sulla sicurezza. È inutile dire che io e le mie colleghe donne non abbiamo diritto alla maternità, qualora volessimo avere dei bimbi e anche che il salario medio si aggira sui 10€ lordi all’ora.
Speravamo che il Ministro Bray ci aiutasse a cambiare la situazione, che accogliesse le richieste delle associazioni che fra tanti proclami ha ricevuto per ascoltarne le istanze. Proclami su Facebook, Twitter e su tutti i palcoscenici disposti a dargli visibilità.
Speravamo che avrebbe fatto qualcosa di serio per un ministero popolato da personale prossimo alla pensione e perennemente sottorganico.
Speravamo che qualcosa sarebbe cambiato con il tanto sbandierato decreto Valore Cultura.
E invece no. Anzi sì, qualcosa è cambiato, ma in peggio.
Pochi giorni fa è stato approvata dalla Presidenza della Repubblica con gesto suicida per chi vuole sostenere la ripresa economica, una norma (D.P.R. 30 ottobre 2013) che non rende più necessarie le certificazioni per le imprese che devono svolgere lavorazioni specialistiche. Questo significa che gli scavi e le assistenze archeologiche sui grandi cantieri e anche su quelli piccoli non dovranno più essere svolti da imprese specializzate, ma dagli stessi costruttori. I cui dipendenti saranno naturalmente molto inclini (e incoraggiati dal datore di lavoro) a segnalare alla Soprintendenza la presenza di resti archeologici… Questo significa che, a meno che non si faccia qualcosa per cambiare il corso delle cose, chiuderanno le imprese archeologiche e gli archeologi, giovani e vecchi, perderanno il posto di lavoro. Così sì che si stimolano la ripresa e l’occupazione!
E, sempre pochi giorni fa, è stato pubblicato un bando per la selezione di 500 giovani laureati con almeno 110/110, meno di 35 anni, un certificato linguistico internazionale di competenze in lingua inglese di livello pari almeno al B2 e una serie di altri interessanti parametri. Per fare cosa? Per fare un “tirocinio formativo” di 12 mesi presso un ente pubblico per imparare e iniziare a catalogare e digitalizzare il patrimonio culturale italiano. Ottimo! Compenso complessivo? 5000€ lordi. Per dodici mesi ad almeno 30-35 ore settimanali. Senza buono pasto. Il che significa ben 3 € lordi all’ora. E nessun titolo spendibile in alcun modo alla fine dell’edificante esperienza.
Non citerò anche i più recenti provvedimenti formulati dal Ministro, relativi alla comunicazione sul web. Mi limiterò solo ad augurare al Ministro un buon Natale e a invitarlo a venire, prima o poi, fuori dai palazzi e dagli studi in cui rilascia le sue interviste magistrali. A lasciar perdere le conferenze stampa per le riaperture miracolose di musei chiusi da anni per restauri complessi, alla cui soluzione sicuramente lui ha dato un definitivo contributo. Lo invito a smettere di fare proclami. Venga a trovarci sui cantieri e, nel tempo libero, provi a leggere i provvedimenti che stanno per vedere la luce e che potrebbero distruggere non solo i professionisti del settore dei Beni Culturali, ma parte importante del patrimonio archeologico. Distruggere. Provi a fare qualcosa di serio. Provi a rispondere alle aspettative che i miei colleghi avevano su di lei. Venga a trovarci sui cantieri e vedrà dove lavorano e come lavorano le persone che proteggono anche a costo della propria salute quel patrimonio pubblico che è eredità dei nostri figli. Anche dei suoi.